Non trasmettiamo paura

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Ai giorni d'oggi anche il mondo della veterinaria è intriso di paura. Entrando in un qualsiasi ambulatorio la si percepisce netta tra gli operatori sanitari, i proprietari e di conseguenza gli animali stessi. Durante la visita gli occhi sono tutti puntati sulle mani del veterinario, che cercano tra il pelo, gli annessi cutanei, attraverso palpazioni, auscultazioni varie, qualcosa che non va per poi passare a siringhe, fialette, prelievi, esami diagnostici strumentali che normalmente terrorizzano non poco lo sfortunato paziente.
Ovviamente la visita non può attendere in nessun modo e quindi se l'animale si ribella o comunque non partecipa in modo resiliente a tutto quello che gli viene non proposto ma imposto viene sedato o addirittura anestetizzato violando completamente la sua natura e il suo naturale comportamento.

Gli ambulatori, gli ospedali sia umani che veterinari sono ambienti che di naturale hanno ben poco, essendo molto lontani dal creare i presupposti per la guarigione: manca la luce solare diretta, fondamentale per tutti gli esseri, manca il silenzio , mancano spazi idonei per ricentrarsi e guarire.

Gli animali hanno bisogno di avere spazi in natura dove potersi rifugiare sia quando non si sentono bene che vicino alla morte: ricordo sempre Mascherina, una mia gatta molto anziana, che nel periodo prima di morire, nonostante la cecità, scendeva le scale per stare fuori nell'erba anche di notte.(vedi libro e-book: "Con i tuoi occhi" 2021 Youcanprint) Mi piace approcciarmi ai pazienti senza il camice, che intimorisce e in ambienti più possibile naturali o familiari all'animale.

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